Batterie: perché dopo la sostituzione non funzionano?

Batterie: perché dopo la sostituzione non funzionano?

Quando un allarme, un gruppo di continuità - ups - o una bicicletta elettrica si fermano, la prima “imputata” è la batteria. Capita spesso di sostituirla per poi accorgersi, dopo pochi giorni oppure diversi mesi, che qualcosa non va. Ma la vera domanda è: siamo davvero certi che il problema sia quello? In questo articolo proveremo a darvi qualche suggerimento per capire quali possono essere le problematiche e quali gli accorgimenti da adottare.

1. Scegliere la batteria giusta

Il primo passo sarebbe quello di comprare una batteria della stessa marca e dello stesso modello di quella da sostituire. Le caratteristiche da considerare sono:

• la tensione nominale (solitamente 6V o 12V);
• la capacità nominale (espressa in ampere-ora e solitamente calcolata su un periodo di scarica di 20 ore);
• la tipologia di batterie da utilizzare (che si distinguono in batterie per uso tampone, usate ad esempio per ups o sistemi d’allarme; e batterie per uso ciclico, come quelle impiegate per le biciclette a pedalata assistita).

2. Misurare la tensione della batteria

Avendo la possibilità di farlo - correttamente! - è bene misurare la tensione a vuoto, cioè con la batteria scollegata dall’apparecchiatura, attraverso un multimetro . Se la tensione misurata è sotto l’80% del valore nominale, è molto probabile trovarci di fronte a una batteria compromessa.

3. Controllare la data di produzione

Sul corpo della batteria c’è una stampigliatura che ci permette di risalire al mese, all’anno e allo stabilimento di produzione. Tra la produzione, il trasporto via mare e la distribuzione (le batterie, infatti, sono prodotte generalmente in Estremo Oriente) è impossibile avere accumulatori con meno di 3-4 mesi di vita. Questo, però, non compromette il funzionamento corretto perché le batterie possono anche rimanere stoccate per circa 6 mesi senza la necessità di essere ricaricate.

Può succedere anche di trovare un’etichetta informativa, apposta dal produttore a indicare che la batteria è stata caricata in fabbrica per restare efficiente: una garanzia in più sulla qualità del prodotto.

4. Verificare che le batterie non abbiano ammaccature

Le ammaccature sulle batterie al piombo AGM possono essere un reale problema perché compromettono, di fatto, il corretto funzionamento della batteria. Segni e leggeri graffi, invece, non devono preoccuparci più di tanto: la loro presenza è piuttosto comune soprattutto sulle batterie di taglie piccola e medio-piccola, e sono dei difetti solamente estetici che possono succedere in fase di confezionamento.

5. Collegare le batterie correttamente

Le batterie dovrebbero essere sempre collegate tramite appositi faston o capicorda, senza mai saldare le connessioni. In molti dispositivi - soprattutto quelli più economici e di produzione cinese - capita di trovare batterie saldate a stagno direttamente ai cavi di alimentazione: una pratica che se da un lato abbatte i costi di produzione, dall’altro pregiudica fortemente la qualità e il funzionamento del corpo batteria.

Altre problematiche possono essere, per esempio, un assorbimento superiore alla carica (quando la batteria non viene caricata a dovere e i cicli di utilizzo ripetuti fanno in modo che si scarichi troppo profondamente) oppure una carica eccessiva/prolungata (che può causare surriscaldamenti e gonfiamenti a causa dell’aumento della pressione dei gas interni).
Il tasso di difettosità delle batterie al piombo AGM si aggira intorno allo 0,1%, quindi parliamo di una percentuale molto bassa. Per cui se il problema si presenta dopo qualche mese/anno o dopo la prima scarica, è probabile che il difetto non riguardi la batteria quanto piuttosto il dispositivo in cui è installata o il caricabatterie utilizzato. In caso di dubbi e perplessità il suggerimento che vi diamo è di rivolgervi a mani esperte o, se volete leggere un ulteriore approfondimento, di cliccare qui.

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